L’Euro ha iniziato a manifestare il suo lato oscuro con la crisi
del debito greco.
Presto i mercati finanziari hanno iniziato a prendere atto
che anche Portogallo, Irlanda, Italia e Spagna non mostravano migliori condizioni.
Tanto che sui media iniziò a girare l’acronimo PIIGS! Ultimamente Cipro e
Slovenia sono finite nei guai. Chi sarà il prossimo candidato?
La crisi dell'euro sta entrando nel suo quarto anno e
sicuramente non sarà l’ultimo.
L’unione monetaria ha bisogno, per un suo sano
funzionamento, di unioni fiscali o bancarie, e la zona euro non ha questi
necessari mezzi e non è neanche vicina all’attuarli!
Nel frattempo, i “difetti di costruzione” dell'euro
continuano a risucchiare i suoi Paesi in una crisi sempre più profonda.
Recentemente Cipro è stata costretta ad accettare un piano
di salvataggio dovuto alle conseguenze dell’haircut sul debito greco. Il
prossimo candidato sembra essere la Slovenia.
Se questi Paesi avessero potuto contare su una propria Banca
Centrale le cose sarebbero andate molto diversamente!
Il sistema “Euro” è stato costruito con delle grosse
incongruenze al suo interno rendendolo, nel lungo termine, letale per molte
economie.
Tanto per cominciare la zona euro non è ciò che gli economisti
chiamano un’'"area valutaria ottimale". In altre parole è un progetto
nato male. I suoi diversi membri sono troppo differenti e dovrebbero avere
proprie diverse politiche monetarie. Ma questo non accade. La BCE ha una
politica unica per tutti i 17 Paesi aderenti.
E ora questo metodo si sta rivelando particolarmente
problematico per i Paesi del sud Europa, perché qui i i sistemi produttivi non
sono competitivi rispetto a quelli del nord Europa.
Ci sono due modi per risolvere questo divario di competitività
intra-euro.
Nel primo caso i salari del nord Europa crescono più
rapidamente del normale mentre i salari del sud rimangono fermi. Nel secondo
caso i salari del nord europeo crescono normalmente mentre i salari del sud
Europa cadono. La differenza si manifesterebbe in un divario più o meno ampio
dell'inflazione. In altre parole, la
differenza tra la politica attuale della BCE e una politica più libera.
La scelta non è banale e le conseguenze sono molto diverse.
La diminuzione dei salari renderà più difficile pagare i debiti innescando così
un circolo vizioso. La BCE apparentemente sembra preferire una politica
monetaria votata all’austerità piuttosto che correre il rischio di una maggiore
l'inflazione, spingendo però, con tale scelta, i Paesi sempre più nel baratro .
Abbiamo ampliamente constatato che le politiche di austerità
sono state un completo disastro. In realtà non hanno ottenuto altro che
aumentare gli oneri del debito in tutta l'Europa meridionale, mentre la
crescita si è ridotta più di quanto non si siano ridotti gli oneri finanziari.
L’Italia, con ”l’esecutore
fallimentare” Monti, è stata un esempio di scuola!
Ma anche l'Europa del nord ha i suoi problemi.
La Francia ha mancato il suo obiettivo di disavanzo.
L'Olanda, dopo gli aumenti fiscali e i tagli alla spesa, ha
visto la sua economia contrarsi.
Anche la Germania sta considerando nuove misure di bilancio
per il risparmio. In altre parole, l'euro è diventato un patto “suicida”.
Escludendo la Germania, poco più della metà di tutto il commercio
di euro è tra i paesi membri. Ma con la cattiva politica della Bce, che spinge
l'Europa meridionale alla depressione e il nord Europa verso la recessione, i
Paesi della zona euro non possono
permettersi di avere tra loro maggiori scambi commerciali. Questo
aggiunge un ulteriore grado di difficoltà sulla via del recupero per i paesi
dell'Europa meridionale che, viceversa, avrebbero un estremo bisogno di
esportare.
Un altro grosso problema è la forte interconnessione
finanziaria tra i vari membri dell’Unione. Se le banche di un Paese possiedono
obbligazioni di un altro Paese in crisi, i problemi di quest’ultimo
necessariamente si trasformano in problemi anche per il primo. Questa
conseguenza è di maggiore impatto soprattutto se le banche sono grandi rispetto
all’ economia in crisi che le ospita.
Come si vede dal grafico, per esempio, una ristrutturazione
del debito italiano avrebbe conseguenze catastrofiche per la Francia, con
effetti a catena facilmente immaginabili.
Il
sistema euro somiglia al Gold Standard .
Entrambi i sistemi tendono a diminuire la capacità di combattere le recessioni
attraverso tassi di cambio fissi. Ma diminuire la capacità di combattere le
recessioni rende più facile per le recessioni stesse trasformarsi in depressioni.
In finale, attraverso queste operazioni, tutta la pressione
si scarica solo sui salari, il modo più doloroso di cercare di uscire dalle
crisi!!
Ma, rispetto al progetto Euro, il Gold Standard aveva un difetto di progettazione
ancora più grande relativamente alla creazione di depressioni a causa della
presenza di alcune asimmetrie che autoalimentavano tali recessioni. Anche
l'euro mostra una pericolosa asimmetria: i Paesi debitori dell'area sono
“costretti” a tagliare salari e deficit (vedi Grecia, Cipro), ma i Paesi
creditori dell'euro non sono, dall’altro lato, costretti ad aumentare i loro
salari e deficit. In altre parole, l'Europa settentrionale non sta facendo
abbastanza per compensare la distruzione della domanda che si sta verificando
in Europa meridionale. E così stiamo affondando tutti!
Ancora peggio! Questo collasso al rallentatore sta
trasformando prestiti, che sarebbero altrimenti stati buoni, in perdite .
Perdite che costringono prima a salvataggi estremi, ma che poi portano a crolli
peggiori.
L'Europa sta “crocifiggendo” se stessa su una croce di euro!
Il Gold Standard del nuovo millennio!!
Ora, o il Blocco Nord dell'euro potrebbe decidere di
lasciare che la BCE faccia di più. Oppure potrebbe decidere di iniziare a
spendere di più. Ma potrebbe anche continuare così!!
Gli “Eurocrati” sembrano inspirati da una strategia miope di
corto raggio, forse guidati da stupidità, forse da incapacità, forse da
interessi personali o forse, ancora, da una strategia occulta di più ampio
respiro. Strategia che non è nata in Europa e che, soprattutto, non vede i
cittadini Europei come beneficiari. Ma, ancora di più, è una strategia che, sin
dalle sue origini, vede nella Democrazia un ostacolo al raggiungimento dei
propri obiettivi. La Democrazia, nell’ottica di questa strategia, dovrebbe
essere sostituita da una Tecnocrazia non rappresentativa e non eletta (Vi fa
pensare a qualche cosa o a qualcuno?).
Per ora la Tecnocrazia Europea sta adottando misure volte
unicamente al mantenimento della pressione sul blocco del sud al fine di
attuare impopolari riforme del mercato del lavoro.
A quando la rivolta?
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